Coniglio e salsa agrodolce come in Val Leogra
Incominciamo con una ricetta tradizionale dell’alto vicentino, come la fa mia nonna. Sua madre fu famosa per essere una cuoca disastrosa e lei non brilla ai fornelli come le nonne della pubblicità, ma questa ricetta è deliziosa e comunque credo sia eredità dall’altro ramo della famiglia. Mio bisnonno visse la sua vita in tempi in cui la carne era un sistema per trasformare l’erba e gli scarti in qualche cosa di commestibile all’uomo. A erba, semola e pane vecchio allevava dei conigli e ne uccideva uno a metà settimana per mangiarlo la domenica. Così si dovrebbe fare: il coniglio troppo fresco non è buono. La ricetta non è nulla di particolare per la carne in sé, ma la salsa è degna di nota.
- Coniglio: uno, a pezzi con il suo fegato
- Uvetta: quattro cucchiai
- Salsiccia di maiale: una
- Mela: metà, con la buccia
- Limone: uno, meglio se biologico, serve la buccia
- Aceto: di vino rosso o bianco, mezzo bicchiere
- Rosmarino: fresco, un bel rametto
- Aglio: un paio di spicchi
- Vino: bianco o rosso a scelta
- Olio, Sale, Pepe
Comperate il coniglio da qualcuno che li alleva personalmente, la carne è davvero molto migliore e fatevi tenere il fegato. Se la carcassa è intera, fatela a pezzi e immergeteli in un recipiente pieno d’acqua con un po’ d’aceto per qualche ora. Ponete poi il recipiente sotto a un rubinetto aperto con un filo sottile di acqua in modo che il trabordi e il liquido si ricambi lentissimamente. Lasciatelo così per molte ore, ad esempio tutta la notte. Perché si faccia tutto questo non lo so, ma per quanto mi riguarda, si fa e basta. Ciò fatto, mettete i pezzi di coniglio in un tegame abbastanza largo e accendete a fuoco medio per scottarli, il fegato conservatelo a parte. Dorandosi la carne rilascerà molto liquido. Una volta scottati tutti i pezzi, toglieteli dal fuoco e metteteli da parte, conservando il liquido. Nel medesimo tegame mettete dell’olio, l’aglio tritato grossolanamente e il rosmarino e lasciateli così sul fuoco per un pochino a soffriggere, prima di rimettervi i pezzi di coniglio a rosolare per qualche minuto. Sfumate poi con mezzo bicchiere di vino e incoperchiate. La cottura dovrà durare almeno tre ore. Per non fare attaccare, bagnate con il liquido che il coniglio aveva rilasciato e poi con acqua o brodo. Salate a metà cottura e pepate alla fine.
Per la salsa, da farsi mentre cuoce il coniglio, mettete in un piccolo pentolino abbondante olio con mezza cipolla e fatela imbiondire. Tritate nel frattempo il fegato molto fino e spezzettate la salsiccia. Fate rosolare a fuoco bassissimo finché non assume un bel colore di carne cotta e aggiungete la mezza mela a cubettini, con la sua buccia, la scorza di un limone (usate un rigalimoni o una grattuggia), l’uvetta e salate. Cuocete sempre a fuoco bassissimo finché la mela non è un po’ ammorbidita, quindi aggiungete mezzo bicchiere abbondante di aceto. Credo che l’aceto rosso sia più indicato, ma andrà bene anche bianco, mentre non sono da usare aceti dolciastri come il balsamico. Continuate a cuocere a fuoco lentissimo, aggiungendo all’occorrenza acqua o brodo, per un paio d’ore. Io aggiungo un po’ di aceto verso la fine perché mi piace con più carattere.
Servite il coniglio con la salsa calda e ben densa e con della polenta, che si sposa perfettamente con questo piatto, purché sia del tipo semiliquido e a grana fine che si usa nell’alto vicentino: due etti di farina di mais fioretto (meglio di varietà Marano) per litro e mezzo d’acqua, da cuocersi un’ora. Se conoscete solo la polenta precotta, lasciate perdere.
Questa volta mi manca la foto del piatto, ma forse arriverà la prossima volta che lo preparerò.
Tesoro, mi commuove vederti scrivere del mio nonno Francesco (Checo, naturalmente). Io, bambina, assistevo all’uccisione e allo scuoiamento dei deliziosi animaletti e percepivo il tutto come un fatto naturale, nell’ordine delle cose… com’è, come dovrebbe essere.
Poi la carne del coniglio non è certamente uno dei miei cibi preferiti ma, forse per motivi affettivi, cotto così, con la salsa e la polenta è delizioso.
Confermo, è una ricetta della tua bisnonna paterna, ovvio…