Succo di anguria
O di cocomero, se dalle vostre parti si chiama così. È una bibita molto rinfrescante, facilissima e velocissima da preparare, che nell’America Latina si chiama Agua fresca de sandía.
Alla fine, ricetta bonus per i più squattrinati.
- Anguria, senza semi sarebbe meglio
Fate a pezzetti la polpa di anguria e mettetela nel vaso di un frullatore, aggiungendo tanta aqua quanta ne basta quasi per coprirla. Frullate brevemente e filtrate per un colino a maglie larghe per rimuovere i semi. Frullate ancora e, se siete schizzinosi come me, filtrate di nuovo per un colino sottile. Mescolate e servite immediatamente con ghiaccio, all’occorrenza aggiungendo poco sciroppo di zucchero (o altro dolcificante). Potete aggiungere anche foglie di menta o succo di limone o limetta. Aggiungendo vodka avrete un ottimo cocktail.
Il frutto che dalle mie parti si chiama “anguria” (Citruulus lanatus) si chiama anche “cocomero”, “pateca”, “cetrone”, “zipangolo”, “sarginesco”, “melone d’acqua” (come in inglese, tedesco e molte altre lingue) oppure “sandia” (come in spagnolo, dall’arabo sandijja). È originario dell’Africa subsahariana, il suo parente selvatico più stretto pare essere Citrullus ecirrhosus, che vedete in foto. Altro parente stretto è il coloquintide (Citrullus colocynthis), che vive nel sud del Mediterraneo, comprese alcune isole minori siciliane. Il suo frutto è molto amaro ed ha un drastico effetto purgante. È probabilmente il frutto citato nella Bibbia, nel Secondo Libro dei Re, ai versetti 39–40:
Uno di essi andò in campagna per cogliere erbe selvatiche e trovò una specie di vite selvatica: da essa colse zucche agresti e se ne riempì il mantello. Ritornò e gettò i frutti a pezzi nella pentola della minestra, non sapendo cosa fossero. Si versò da mangiare agli uomini, che appena assaggiata la minestra gridarono: «Nella pentola c’è la morte, uomo di Dio!». Non ne potevano mangiare.
Pochi sanno che la parte bianca della buccia dell’anguria è commestibile. La si usa comunemente sottaceto negli USA, candita in India e come verdura in oriente.
Se non avete un modo migliore di sprecare il vostro tempo, potete prepararla così: occorre prima rimuovere perfettamente la parte verde, molto amara (non sarà facile). Fatela poi a fettine sottili, salatela abbondantemente e lasciatela riposare. Dopo circa una decina di minuti si sarà intenerita e avrà perso molto liquido. Lavatela del sale, strizzatela bene e cuocetela saltata in padella in olio di semi, aggiungendo un goccio d’acqua o salsa di soia. Come forse potrete immaginare, non sa quasi di nulla, ma può tranquillamente entrare in una spadellata vegetariana o in una pasta o riso in stile orientale. La consistenza rimane piuttosto tenace, ma per gli orientali questo non è necessariamente un difetto, come potrete costatare visitando un ristorante cinese frequentato principalmente da cinesi (un’avventura che mi è capitata per sbaglio e che non so se consigliare).