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Zuppa di verze

10 dicembre 2013

Altrimenta detta supa de verze, è per me un piatto tradizionale delle mie parti, ma penso che si faccia almeno in tutto il Norditalia. A me piace molto, ma è stata oggetto di grande odio per alcuni dei miei coinquili, più perché non è molto sostanziosa che non per il grazioso odore sulfureo che inevitabilmente aleggia per tutta la casa proprio nel periodo in cui più spiace aprire le finestre, che è quando si prepara questo piatto. Ognuno ha una sua ricetta, ma questa è la mia versione.

Verze

Le verze sono più buone dopo che sono state colpite dalle gelate invernali.

  • Verza scura: una
  • Salsiccia di maiale: una o due
  • Patata bianca: una
  • Cipolla: mezza
  • Carota: una
  • Sedano: una costa
  • Brodo vegetale o di carne, ma leggero, oppure anche solo acqua
  • Pepe nero macinato grosso al momento
  • Burro
  • Una foglia di alloro, facoltativo
  • Sale

In una pentola alta fate soffriggere con poco burro le cipolle, il sedano e la carota tritati, nel frattempo spellate la salsiccia e trituratela bene con un coltello. Quando la cipolla sarà diventata trasparente, unite la salsiccia e la foglia di alloro e fate rosolare leggermente. Quando la carne sarà cotta (ma non brunita) aggiungete la patata tagliata a cubettini e tutta la verza tagliata grossolanamente. Ricoprite di brodo, salate leggermente, portate a bollore e incoperchiate.

Lasciate cuocere a fuoco basso, aggiungendo eventualmente dell’acqua, per il tempo necessario: almeno un’ora e mezza. Più tempo la fate cuocere, migliore sarà, personalmente la faccio sobbollire per tre ore. Verso la fine, controllate il sale, aggiungete abbondante pepe ed eventualmente ancora un po’ di burro o olio.

Servite bollente. Si mangia con pane vecchio o crostini, eventualmente aggiungendo del formaggio grattuggiato.

PS: Nell’affettare la verza, abbiate cura di togliere tutto il torsolo, che è duro e legnoso. Nella commedia di Goldoni I Rusteghi, ancora spassosa perché, ahimè, anche dopo 250 anni rappresenta bene tanta parte della mentalità del Veneto, la Signora Felice non fa un complimento al marito quando si riferisce a lui come “quel torso de verza”. A proposito:

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