Torta di carote
Questo dolce si prepara in moltissime zone d’Europa, in particolare è molto popolare nell’Argovia, in Svizzera, dove prende il nome di Rübelitorte. Personalmente, l’ho assaggiato per la prima volta alla celebre pasticceria Demel, in centro a Vienna. Ha avuto poi grande successo in Inghilterra durante la seconda Guerra Mondiale, per il fatto che gli ingredienti erano economici e facili da reperire nonostante le ristrettezze di quel periodo. Trapiantato negli USA, ha avuto fortuna con la particolare copertura che propongo qui. È molto semplice da preparare, risulta morbidissimo e, se ve lo chiedeste, non sa per nulla di carota. Per la torta
- Carote pelate o raschiate: 350 grammi
- Farina di frumento di tipo 00, debole, per dolci: 300 grammi, più quella che serve per imburrare lo stampo
- Zucchero: 300 grammi, l’ideale sarebbe metà zucchero biondo di canna e metà zucchero bianco
- Uova: tre medie
- Olio dal sapore neutro, ad esempio di girasole: 250 mL (o 230 grammi, se preferite)
- Cannella in polvere: un cucchiaino. Molto comune è anche aggiungere un po’ di zenzero in polvere, chiodi di garofano, noce moscata, pepe nero e simili
- Lievito chimico per dolci: due cucchiaini
- Bicarbonato di sodio: un cucchiaino
- Vanillina: una bustina
- Sale fino: mezzo cucchiaino
- Burro, per imburrare
Per la glassa (facoltativo)
- Formaggio cremoso, ad esempio mascarpone o Philadelphia: 250 grammi
- Zucchero al velo: 200 grammi abbondanti
- Burro: 60 grammi
- Estratto di vaniglia: un cucchiaino, se ce l’avete, oppure i semi di mezzo frutto di vaniglia o anche della scorza d’arancia grattuggiata
Queste dosi sono per una torta grande, vi serve o uno stampo quadrato di 26 cm di lato oppure uno rotondo dal diametro di 29 cm. Se volete farne metà dose, la matematica dice che vi occorre uno stampo rotondo di diametro 21 o uno quadrato con lato di 18. Per prima cosa tirate fuori il burro dal frigorifero e scaldate il forno a 180 °C. Imburrate e infarinate lo stampo. Grattuggiate abbastanza finemente le carote. Con una frusta, battete le uova con lo zucchero fino ad ottenere un composto spumoso (ci vorranno circa cinque minuti). Incorporateci poi lentamente l’olio. Mescolate tutti gli altri ingredienti e uniteli poco alla volta al composto di uova; otterrete un impasto piuttosto denso. Aggiungete le carote, mescolate bene e trasferite nello stampo. Livellate l’impasto, battete lo stampo sul tavolo per eliminare eventuali bolle d’aria e mettete in forno. Per la cottura, occorreranno circa 50 minuti e, come sempre, il dolce è pronto quando, inserendo uno spiedo nel centro, questo ne esce perfettamente pulito. Una volta cotto il dolce, toglietelo dal forno e, dopo aver aspettato almeno una decina di minuti, ribaltatelo su un graticcio e fatelo freddare completamente. Nel frattempo, preparate la glassa, che è facoltativa ma consigliata. Iniziate lavorando il burro con una forchetta o una frusta in modo da ottenerne una crema soffice, alla quale aggiungerete poi pochissimo formaggio alla volta, in modo da non formare grumi. Quando avete incorporato circa lo stesso volume di formaggio quant’è il burro, potrete aggiungere tutto quel che vi rimane. Unite lo zucchero al velo e mescolate bene, sempre a mano. Aggiungete la vaniglia alla fine. Non usate fruste elettriche né siate troppo violenti: c’è il rischio che la glassa impazzisca! Tagliate il dolce a metà e farcitelo con un terzo della crema. Usate il resto per ricoprire la parte superiore e i lati, formando dei disegni ondulati. Come sempre, se volete un risultato pulitissimo e di aspetto professionale, si può ricoprire lo strato superiore del dolce con della confettura fatta sciogliere col calore, prima di glassarlo. Si usa decorare ciascuna fetta con delle carotine di marzapane o pasta di zucchero, ma io non sono così paziente. Un’altra decorazione comune sono le noci sbriciolate. Alcune varianti: volendo, si può raddoppiare la dose della crema e farne due strati spessi dentro alla torta, anziché solamente uno sottile. Si possono anche aggiungere noci tritate o uvette all’impasto.
Fiore di carota
E, ora parliamo di carote. Pochi sanno che la carota (Daucus carota) è una comunissima erbaccia che cresce ai bordi delle strade di tutta Europa, certamente tutti l’avete vista. La varietà selvatica ha il grazioso nome comune inglese di queen Anne’s lace ossia “merletto della regina Anna”. Al centro dell’infiorescenza, sono spesso presenti dei fiorellini color rosso scuro, che si dice rappresentino il sangue della regina che si sarebbe punta con l’ago durante il lavoro. I semi della carota sono coperti di spine uncinate e contengono un olio essenziale tossico, tanto che sono stati utilizzati nel passato come farmaco anticoncezionale e abortifacente. La radice della carota selvatica è bianca e, in effetti, esistono anche varietà bianche di carota coltivata. Fino al Seicento, però, il colore più comune delle carote non era né bianco né arancione, ma viola. Alcune varietà di quel colore pare siano tornate di moda negli ultimi anni, purtroppo assieme ai leggins da uomo. La carota arancione è stata sviluppata in Olanda e c’è chi dice che siano state selezionate così per omaggiare la casa regnante, gli Orange, lo stesso motivo per il quale le formazioni sportive olandesi portano la casacca di quel colore. Il pigmento che rende le carote arancioni è il famoso β-carotene, un precursore della vitamina A. Questa sostanza si accumula molto facilmente nel corpo; è abbastanza noto che se si dà spesso da mangiare della carota ai canarini, il piumaggio diventa temporaneamente arancione. Meno noto è che può succedere la stessa cosa anche alle persone, si parla di carotenismo. Potete vedere un caso leggero (sul naso) e uno che sembra molto più grave.